Lavoratori e lavoratrici che, insieme, scelgono di sostenere economicamente il loro giornale per salvare 35 posti di lavoro. E’ questo il cuore della proposta che giornalisti e poligrafici di Liberazione, con il sostegno dei rispettivi sindacati (Fnsi e Slc Cgil), hanno elaborato, sottoscritto e messo sul tavolo del loro editore in vista dell’incontro convocato per domani alla Regione Lazio. Una soluzione alternativa alla cassa integrazione che – conti alla mano – consentirebbe alla Mrc spa (il cui socio unico è il Partito della Rifondazione Comunista) di far fronte in modo meno traumatico alla grave crisi economica in cui è precipitato il giornale a causa del taglio del fondo per l’editoria operato dal governo Berlusconi e non corretto dal governo Monti. Ciò, in attesa che le nuove regole e i nuovi finanziamenti vengano definiti (il neosottosegretario Peluffo ha di recente confermato che ciò avverrà nel giro di poche settimane).
I contenuti di tale proposta, figlia della cultura del mutualismo, sono stati illustrati oggi a Roma dai lavoratori di Liberazione, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta presso la sede dell’Associazione Stampa Romana. I primi consensi sono giunti da esponenti del mondo della cultura, del sindacato e del giornalismo che hanno accettato il ruolo di “padrini” e “madrine”, come il giornalista-sceneggiatore Andrea Purgatori, don Andrea Gallo (Comunità San Benedetto al Porto, Genova), l’economista del lavoro Cristina Tajani, la giornalista Adele Cambria, il segretario di Stampa Romana Paolo Butturini e Walter De Cesaris, del comitato politico nazionale del Prc, lo storico Sandro Portelli, la sociologa Anna Simone, Giulio Marcon di Sbilanciamoci, i lavoratori della Nuova Bulleri di Pisa, GIan Mario Gillio, direttore di Confronti.
L’editore di Liberazione, la società Mrc, ha fatto sapere di avere soldi sufficienti a pagare soltanto il direttore, la vicedirettrice e al massimo due giornalisti e due poligrafici a stipendio intero. La redazione lancia questa idea “pazza”: applicare a tutti, giornalisti e poligrafici, il contratto di solidarietà al 60%; al tempo stesso i lavoratori si impegnano a fare una donazione mensile al Prc pari alla metà del costo lordo del lavoro. L’editore verrebbe così a spendere per 35 persone quanto ha deciso di spendere per 6. Per non penalizzare i colleghi con gli stipendi più bassi, sarà creato un fondo di perequazione in cui chi prende di più “dà” e chi prende di meno “riceve”, in modo da livellare tutti gli stipendi alla stessa cifra (1400 euro medi mensili).
E’ un’idea concepita come un investimento per mantenere in vita il giornale e come gesto di solidarietà concreta tra colleghi. Un gesto di autodifesa e di responsabilità verso i lettori che l’editore comunista non può respingere. Per questo ci aspettiamo un sì oggi stesso.
GLI INTERVENTI DI SOLIDARIETA’ LETTI IN CONFERENZA
Il messaggio di Sandro Portelli, storico e americanista tra i fondatori del Manifesto
Sono convinto che sia giusto e necessario sostenere la lotta e la proposta dei lavoratori di Liberazione, per molte ragioni. In primo luogo perché la chiusura di un giornale è una ferita a tutta la democrazia e specialmente alla sinistra. Ma soprattutto perché la proposta dei lavoratori è una risposta creativa e solidale al senso comune che ci viene imposto, fatto di conflitti fra lavoratori, fra generazioni, fra occupati e precari e disoccupati. E’ un gesto di intellligenza e di generosità che non può non essere ascoltato e sostenuto.
Alessandro Portelli
IL MESSAGGIO DI GIULIO MARCON portavoce di SBILANCIAMOCI
Carissimi,
OGGI sono a Mantova per un’iniziativa con la FIOM e non potrò essere presente alla vostra iniziativa.
Voglio però darvi tutta la mia solidarietà per la delicata situazione che state vivendo ed esprimervi il mio sostegno.
Soprattutto se la vostra iniziativa, con il sostegno della FNSI e della CGIL, è il frutto unitario di tutti i lavoratori ed è ispirata
a principi di mutualismo e di spirito solidale merita di ricevere tutta l’attenzione possibile e l’appoggio necessario.
Vi assicuro il mio impegno -per quello che può contribuire- affinchè possano essere salvaguardati tutti i posti di lavoro, anche attraverso la vostra proposta che deve essere discussa e presa in considerazione come una concreta soluzione possibile. Ogni soluzione deve esser concertata con voi e non imposta.
Un abbraccio, Giulio Marcon
IL MESSAGGIO della sociologa ANNA SIMONE
Care e cari compagne/i di Liberazione. Mi dispiace molto non poter essere fisicamente tra voi, ma vi invio qualche rigo di sostegno alla vostra recente proposta, coraggiosa, cooperativa, solidale. Penso fermamente che questo giornale non debba chiudere. L’uscita di scena di Berlusconi, l’avvento della tecnocrazia, la crisi, il debito e le privatizzazioni costituiscono, infatti, il terreno di base attraverso cui far ripartire una politica dal basso, una nuova idea di democrazia. Per questo il partito della Rifondazione Comunista non può farsi promotore, nonostante le gravi difficoltà economiche, della chiusura di un giornale. Non si può pensare una sinistra forte nel paese senza una voce, senza uno spazio attraverso cui dare voce alle lotte, senza la possibilità di veicolare nuove idee, nuove culture in grado di leggere e di reagire al presente. Ho scritto sulle pagine culturali di questo giornale per alcuni anni e credo che la testata, in sè, continui ad avere un potenziale alto qualora provi soprattutto ad aiutare il suo editore a trovare la via e non viceversa. Inoltre Liberazione, molto più di altri giornali di sinistra, è stata sempre una voce importante per i femminismi contemporanei, al plurale. Per queste e per molte altre ragioni, anche affettive, ritengo che la lotta dei lavoratori di Liberazione sia da sostenere e che assumersi una responsabilità così grande, come quella della chiusura del giornale -sia da parte del governo che taglia i fondi per l’editoria, sia da parte del partito editore- sia profondamente sbagliata. Spero fermamente che il partito editore accetti questa vostra ultima proposta. La cultura, oggi più che mai, è da difendere perchè bene comune, un bene primario, come l’acqua.
Anna Simone, sociologa.
IL MESSAGGIO degli operai della NUOVA BULLERI di Pisache hanno costituito una cooperativa per salvare la loro azienda.
MESSAGGIO:
Mi spiace di non poter essere presente alla conferenza stampa, posso dirvi che siamo solidali con tutti i lavoratori in difficoltà, che in questo periodo sono purtroppo molti.
Quello che mi sento di consigliarvi e di tenere duro e di cercare di andare avanti come giornale, cercando di salvaguardare il posto di lavoro. Quindi se esiste una soluzione alternativa alla cassa integrazione, il vostro editore ha il dovere di prenderla in considerazione.
Nella nostra esperienza abbiamo dovuto tagliare molti posti di lavoro, eravamo 50 e siamo ripartiti formando una cooperativa in 10 con pochi soldi e tante idee, per il momento è stato possibile rintegrarne soltanto due, ma speriamo di poter ampliare questo numero con l’aiuto del mercato.
Con l’augurio di un futuro migliore vi porgo il nostro sincero ” in bocca al lupo”, sentiti saluti
Pierantonio Deri – Nuova Bulleri Brevetti
IL MESSAGGIO di PIETRO RAITANO direttore di ALTRECONOMIA
Esprimo la mia solidarietà a tutti i lavoratori di Liberazione, in questi momenti di passaggio così difficili e incerti.
A guidarli è il desiderio di continuare a fare buona informazione, e al tempo stesso affermare che solo un lavoro dignitoso è alla base della reale indipendenza. Quest’ultima è un valore per tutti, ed è un presidio di democrazia del qual non possiamo fare a meno. Se un giornale chiude, se una voce si spegne, tutti ne siamo impoveriti.
Pietro Raitano, direttore di Altreconomia
IL MESSAGGIO di WALTER DE CESARIS, Comitato Politico Nazionale RIFONDAZIONE COMUNISTA
La proposta mi sembra responsabile, forte e intelligente.
Rispetto a chi (l’editore) pone la questione dei costi come il moloch cui il resto rimane secondario (il prodotto e il lavoro), la proposta che fate riesce a combinare le tre questioni (costi, giornale, occupazione) sullo stesso piano e, in prospettiva, ha la forza di garantire certezza rispetto ai fondi per l’editoria (per la qualità del prodotto che rimane e per l’occupazione che viene salvaguardata).
Con questa proposta, mi sembra difficile continuare a descrivervi come quelli che difendono i loro interessi particolari (come se il lavoro lo fosse) rispetto a chi sta a salvare la baracca. Vi mettete in gioco direttamente con una proposta che difende il lavoro e mette il giornale nelle condizioni di presentarsi con le carte in regola all’appuntamento dei criteri per il fondo dell’editoria (rispetto a cui dobbiamo tutti assieme continuare la battaglia).
Mi senbrerebbe proprio strano che si continuasse sulla strada intrapresa, come se nulla fosse.
Penso che andrebbe fatta conoscere bene ai compagni e alle compagne del partito anche per sgomberare il campo da incomprensioni e pregiudizi. Sono disponibile a sostenere la proposta. Grazie per avermi mandato la proposta. Assieme alle compagne e ai compagni, promotori dell’appello che conoscete, continueremo a sostenere la vostra lotta, anzi la nostra lotta, perché Liberazione è prima di tutto un bene comune.
Saluti, Walter De Cesaris.
L’INTERVENTO DI ADELE CAMBRIA, decana del giornalismo italiano
Sarò sicuramente una decana del giornalismo, ma dal punto di vista dell’assennatezza sono un’incosciente. Lo dice la mia storia. Dopo essere stata assunta a il Giorno di Gaetano Baldacci nel 1958, senza alcuna raccomandazione, mi dimisi per solidarietà con lui quando lo licenziarono e guadagnavo, allora, 180mila lire. Poi mi sono ritrovata a Lotta Continua, ovviamente gratis, e in più processata per il delitto Calabresi. Quinidi, a Effe, esperienza entusiasmante anche questa, e anche questa gratuita. Poi aderii alla cosa più dissennata della mia carriera, ovvero all’esperienza di Quotidiano Donna – che non aveva mai pagato, non si pagava allora per scrivere – quando decise di uscire come quotidiano. Durammo dodici giorni.
Considerando che mediamente voi siete molto più giovani di me vi dico “state attenti”, come dissi alle compagne dell’Udi quando si vollero sciogliere, autonomizzare, e divennero povere come il movimento femminista. State attenti…
La specificità, secondo me, è che bisogna scrivere dei giornali di sinistra attraenti. Non si può fare il bollettino di un partitino, che poi ce ne sono altri tre simili. Io personalmente non sarei capace di scrivere un bollettino di partito, mi caccerebbero subito. Quindi, oltre alla vostra generosa offerta, bisognerebbe anche pensare a come strutturare un giornale, sia pure online, che abbia delle attrattive. Su entrambi i fronti, vi faccio tanti auguri.
L’INTERVENTO DI PAOLO BUTTURINI, SEGRETARIO dell’ASSOCIAZIONE STAMPA ROMANA
Credo che dalla vicenda di Liberazione il nostro sindacato abbia molto più da imparare che da insegnare, abbia più da capitalizzare che da spendere.
Di questa ultima storia di Liberazione mi colpiscono soprattutto tre cose. Questo percorso è iniziato con l’opposizione a un progetto scellerato che non ha alcun senso di esistere né dal punto di vista politico né dal punto di vista editoriale. Un’opposizione che ha tenuto alta la riflessione su elementi quali la ricostruzione di un collettivo redazionale, la costruzione di un percorso comune tra figure professionali come quelle dei giornalisti e dei poligrafici, l’idea della produzione di un media, qualsiasi esso sia, che non può prescindere dall’apporto di tutte le professionalità che lo compongono e dal dialogo stretto tra di esse. Insomma, la capacità di produrre senso e cultura, informazione e dialogo, appartenenza e anche opposizione, quando è il caso.
Riprendendo la riflessione di Adele Cambria, io vorrei invitarvi a trasformare questa sede dell’Associazione Stampa Romana (che è la casa di tutti voi, di tutti i giornalisti romani e laziali) nel luogo in cui iniziare una riflessione e un percorso. Partendo dalla constatazione che nascondersi la condizione “moribonda” dei giornali di partito sarebbe nascondersi dietro un dito. Questo non vuol dire che quel tipo di informazione non sia necessaria, ma certo devono essere cercate modalità per ripensarla, rifondarla, darle un senso diverso. L’esperienza di Liberazione in questo senso è preziosissima. Sarebbe un peccato che il suo patrimonio di riflessioni, di lotta e di creatività vadano dispersi, a prescindere dalle risposte che darà la Mrc. Vi invito quindi a fare qui, in questa sede, un percorso insieme, immaginando noi un progetto editoriale diverso, che tragga la sua forza da un’originaria idea di costruzione collettiva di un’iniziativa, ripensata anche alla luce delle evoluzioni tecnologiche. Ci sono molte note stonate, in queste ultime vicende di Liberazione. Quella che più mi ha colpito riguarda il direttore e il vicedirettore del giornale. Ho sempre pensato che ci sia bisogno di figure come quella di un direttore che sappia interpretare il proprio ruolo nella veste autentica di “primus inter pares”. Qui invece siamo di fronte a due persone che si sottraggono a questa responsabilità. Io invito entrambi a tornare a fare quello che dovrebbero fare, cioè dei “primus inter pares”, e quindi mettersi a disposizione della redazione, anche nel senso della solidarietà. Li invito ad accogliere la proposta del cdr e magari ad arricchirla entrando anche loro in solidarietà.