Archivio per gennaio, 2012

Una storia collettiva lunga vent’anni  non può essere cancellata con una riga di calcolatrice. Una voce non allineata e plurale non può essere messa a tacere con un clic. Liberazione non può morire. Né trasformarsi, neanche temporaneamente, neanche strumentalmente,  nella caricatura di se stessa.

Al governo, al primo ministro Monti, al sottosegretario Peluffo ripetiamo che il mancato rifinanziamento del Fondo per l’Editoria e il ritardo nella fissazione di  criteri rigorosi e chiari di erogazione del contributo pubblico si stanno trasformando in una vivisezione di giornali, di cui Liberazione è un primo tragico test.

All’editore di Liberazione, il Partito della Rifondazione comunista, chiediamo di sottrarsi al gioco al massacro. Se non è possibile rimandare subito nelle edicole una forma anche ridotta all’osso ma giornalisticamente ficcante di giornale cartaceo, almeno il giornale in Pdf e il sito internet devono tornare in attività, per restituire a lettori e lettrici, al dibattito pubblico e ai movimenti che si battono contro la crisi degli speculatori e per l’informazione libera una  voce sottile ma tenace e indispensabile. Per far vivere un giornale vero, consistente e articolato, fatto da una redazione vera, giornalisti e poligrafici insieme, così com’è sempre accaduto in questi vent’anni.

Tornare sulla decisione di spegnere il giornale, perfino la versione su internet animata volontariamente dalla redazione in lotta per la sopravvivenza, in attesa delle imminenti risposte da parte del governo e di un accordo sindacale realistico e serio, è un gesto costruttivo ancora possibile. All’altezza di una forza politica che non può rinunciare per nessun motivo, specialmente ora, alla difesa dei lavoratori e allo sguardo di critica radicale che ne caratterizza il dna.

Fondi all’editoria e regole chiare, subito.
Liberazione in Pdf e sito internet riattivati da domani.
Prodotto vivo e lavoratori vivi  al tavolo del confronto.

 

TUTTI I FIRMATARI DELL’APPELLO

Bruna Bellonzi-Curzi (giornalista), Candida Curzi (giornalista), Lucio Manisco (giornalista), Luciana Castellina (giornalista), Ken Loach (regista), Rossana Rossanda (giornalista), Haidi Gaggio Giuliani (Comitato piazza Giuliani Onlus), Ilaria Cucchi, Dario Fo, Franca Rame, Paolo Rossi, Gianni Minà (giornalista), Susanna Camusso (segretaria generale Cgil), Maurizio Landini (segretario generale Fiom), Giorgio Cremaschi (presidente comitato centrale Fiom), Gianni Rinaldini (ex segretario Fiom), Fulvio Fammoni (segretario confederale Cgil), Carla Cantone (segretaria generale Spi-Cgil), Vincenzo Scudiere (segretario confederale Cgil), Paolo Beni (presidente Arci), Gad Lerner (giornalista), Ennio Remondino (giornalista), Enrico Ghezzi (critico cinematografico), Giuseppe Giulietti (Art. 21), Vincenzo Vita (senatore), Giorgio Airaudo (segretario nazionale Fiom), Sandro Portelli (storico), Bruno Cartosio (storico), Saverio Luzzi (storico), Manuela Cartosio (giornalista), Massimo Carlotto (scrittore), Stefano Tassinari (scrittore), Claudio Bachis (scrittore), Francesca Koch (Casa internazionale delle donne), Federica Sciarelli (giornalista), Mario Tozzi (geologo, ambientalista), Antonello Venditti (musicista),  Roberto Natale (presidente Fnsi), Francesco Carofiglio (giornalista, scrittore), Aurelio Mancuso (attivista per i diritti lgbtq, fondatore di Equality Italia), Pappi Corsicato (regista), Andrea Purgatori (giornalista, sceneggiatore), Alessandro D’Alatri (regista), Johnny Palomba (“recinzore”), Daniele Vicari (regista), Massimo Ilardi (sociologo), Stefano Corradino (Art. 21), Oreste Scalzone (scrittore), Franco Piperno (fisico), Simone Cristicchi (cantautore), Darwin Pastorin (giornalista), Giovanni Rossi (segretario nazionale aggiunto Fnsi), Paolo Serventi Longhi (direttore Rassegna Sindacale), Roberto Seghetti (capo ufficio stampa Pd), Paolo Butturini (segretario Associazione stampa Romana), Letizia Paolozzi (donnealtri), Bia Sarasini (donnealtri), Pierpaolo Leonardi (esecutivo nazionale Usb), Fabrizio Tomaselli (esecutivo nazionale Usb), Nunzio D’Erme (Action), Andrea Alzetta (consigliere comunale Roma), Lea Melandri (scrittrice), Maria Schiavo (femminista e scrittrice in lotta contro tutte le forme di oppressione), Emanuela Moroli (Differenza Donna), Bianca Pomeranzi (femminista, ex collaboratrice), Maria Rosa Cutrufelli (scrittrice), Bruno Tucci (presidente Ordine giornalisti Lazio), Cdr di City, Terra, Manifesto e Unità, Pia Covre (Comitato per i Diritti Civili delle Prostitute), Cristina Papa (Il Paese delle Donne online), Rita Mattei (presidente Associazione Stampa Romana), Corrado Zuino (giornalista Repubblica), Giuseppe D’Agata (giornalista), Roberto Musacchio (Altramente), Eleonora Martini (giornalista il manifesto), Fausto Pellegrini (vicecaporedattore Rainews), Maria Giovanna Faiella (Commissione Lavoro autonomo Fnsi), Elena Biagini (Facciamo Breccia), Walter Falgio (giornalista), Laura Gallucci (architetta), Paolo Samarelli (cdr Repubblica), Aligi Pontani (caporedattore Sport Repubblica).

 

Alessandra Baduel (Repubblica), Paolo Samarelli (cdr Repubblica), Paola Santoro (D-Repubblica), Gabriele Bonincontro (Repubblica.it), Flavio Brighenti (Repubblica XL), Eugenio Cirese (Repubblica XL), Andrea Silenzi (Repubblica XL), Luciana Sica (Repubblica), Stefania De Salvador (musicologa), Felice Liperi (Radio Rai), Fabrizio Lentini (Repubblica, Palermo), Massimo Novelli (Repubblica), Aligi Pontani (Repubblica), Katia Di Monte (Repubblica), Paola Bonatelli (giornalista), Federico Orlando (Art. 21), Antonella Bottini (redazione “Presa diretta”- Rai Tre), Eleonora Martini (il Manifesto), Paolo Genovese (regista), Roberto Mastrosimone (segretario Fiom-Cgil Palermo), Eva Mamini (direttivo nazionale Cgil), Silvia Garambois (giornalista), Rino Fabiano (Action), Daniela Preziosi (cdr il manifesto), Nicola Giuliano (produttore), Mariagrazia Campari (avvocata), Peppe Voltarelli (musicista), Francesco Gnerre (docente), Walter Falgio (giornalista), Cristina Morini (giornalista, saggista), Antonio Prete (scrittore), Francesco Macarone Palmieri aka Warbear (antropologo sociale), Flavio Natalia (giornalista), Gian Mario Gillio (direttore Confronti), Andrea Sartoretti (attore), Agenzia Sintesi, Stefano Montesi (fotoreporter), Simona Granati (fotografa), Lucio Pellegrini (regista), Agostino Ferrente (regista), Nicola Giuliano (produttore cine-tv), Monica Pietrangeli (regista e giornalista), Massimiliano Bruno (regista, attore), Paolo Cingolani (regista), Costanza Quatriglio (regista), Camilla Filippi (attrice), Valentina Carnelutti (attrice), Mauro Biani (vignettista), Oscar Iarussi (giornalista, Film Commission Puglia), Stefano Ciccone (Maschile plurale), Monica Pepe (Zeroviolenzadonne.it), Giampaolo Gozzi (Fnsi), Raffaella Cosentino (Coordinamento giornalisti precari), Alessandra Mancuso (portavoce Gi.U.Li.A.), Gigi Attenasio e Angelo Di Gennaro (Psichiatria Democratica), Elisabetta Della Corte (docente universitaria), Paolo Barbieri (giornalista), Ninfa Paoli (Associazione Stampa Romana), Gianloreto Carbone (giornalista Raitre), Giuseppe Gentili (Rai), Fiore De Rienzo (giornalista Raitre), Cinzia Romano (Inpgi), Fabio Morabito (cdr Messaggero, giunta Fnsi), Roberto Monteforte (cdr Unità), Maurizio Bekar (freelance), Graziarosa Villani (giornalista), Gianluca Cicinelli (il Dirigibile), Nella Condorelli (women in the city.it), Valeria Tancredi (freecp), Graziella Mascia (Altramente), Carlo Lania (cdr il manifesto), Benedetto Vecchi (cdr il manifesto), Rossella Antinori (cdr Terra), Renato Taglione (segreteria redazione l’Unità), Renzo Santelli (Fnsi), Anna Simone (sociologa), Stefania Vulterini (Casa internazionale delle donne), Liliana Mirabilio (Rsu Unità), Vincenzo Mulè (vicedirettore Terra), Marcello Pesarini (Antigone Marche), Nicoletta Badiali (lettrice Liberazione), Cristiano Bonora (libraio), Antonio Soggia (università Torino), Romina De Simone (lettrice Liberazione), Ida Anna Golato (impiegata), Rita Musa (giornalista), Maria Cristina Costa (illustratrice), Massimiliano Lasio (giornalista), Marina Cosi (giornalista), Lucia Munalli (giornalista), Clarissa Cappellani (direttore fotografia), Maria Teresa Manuelli (cdr Food), Michele Atzori (cassintegrato), Saverio Aversa (collaboratore Liberazione), Beatrice Giavazzi (Sel), Carlo Testini (Arci), Roberto Giannarelli (regista), Lucio Pezzella (studente), Valeria Frighi (ricercatrice università Oxford), Francesco Pezzella (docente università Oxford), Marina Morpurgo (giornalista), Nicola Monteleone (presidente Circolo Arci Linea Gotica), Marina Cocozza (giornalista), Daniela De Robert (giornalista), Sandra Cecchi (giornalista Tg2), Maria Ausilia Boemi (Assostampa Catania), Elisa Di Salvatore (giornalista freelance), Carla De Santis Conversi (pittrice), Solen De Luca (giornalista, presidente consulta Freelance Asr), Paola Guazzo (storica), Massimiliano Piagentini (lettore Liberazione), Claudia Stamerra (giornalista free lance), Brando De Santis (grafico), Elisabetta Cosci (giornalista ufficio stampa), Adolfo Scalpelli (giornalista e storico), Paola Pieretto (restauratrice), Vera Baldini (giornalista), Maria Paola Fiorensoli (giornalista pubblicista), Pietro Raitano (direttore Altreconomia), Paola Manzoni (caporedattrice Rolling Stone magazine), Beatrice Busi (giornalista e ricercatrice freelance), Davide Cavaglieri (lettore), Vinicio Busacchi (ricercatore), Carla Fabi (ufficio stampa), Maria Grazia Manfredonia (medico Asl Viterbo), Paola Lupi (giornalista), Rosa Leanza (Radio Rai), Katia Cortellezzi (addetta stampa), Monica Soldano (direttrice Radio 100 Passi), Chiara Tommasoli (pubblicista), Gabriele Porro (Repubblica), Raffaella Pusceddu (giornalista), Marco Cicala (giornalista), Cristina Rosati (giornalista), Monia Melis (giornalista Sardegna 24), Benedetta Aledda (giornalista, ex collaboratrice Liberazione), Marina Pivetta (giornalista), Tatiana Manzella (im-piegata), Andrea Bersani (vignettista), Simone Carletti (giornalista, ex collaboratore Liberazione), Mauro Carlo Zanella (insegnante scuola primaria),  Marco Romani (giornalista), Renzo Butazzi (lettore fin dal primo numero ed ex collaboratore), Carlo Gubitosa (collaboratore precario Liberazione), Barbara Romagnoli (giornalista), Sara Picardo (giornalista), Daniele Nalbone (collaboratore Liberazione), Christian Raimo (scrittore, editore, insegnante), Alessandra Cecchinato (cittadina, lettrice), Andrea Giachetti (federazione Prc Livorno), Gabriella Guida (giornalista), Gianluca Borgioli (giornalista Repubblica), Marco Donà (ex segretario circolo Prc FdS Marghera Venezia), Lidia Cirillo (responsabile Quaderni Viola), Donatella Quattrone (Dottoressa in Filosofia), , Nicola Monteleone (presidente circolo Arci Linea Gotica), Gabriele Porro (giornalista), Benedetta Buccellato (attrice), Daniela Cortese (Circolo Telecomunicazioni Roma), Daniela Annaro (giornalista), Fabio Macori, Rita Lombardo, Andrea Sartoretti, Paola Scatena, Giorgina Amendola, Patrizia Mello, Maria Serena Marcianò, Marisa Scarpelli, Adriano e Gabriella Agostino, Paola Re, Piera Soggia, Simone Palucci, Robertino Barbieri, Mimmo Mastrangelo, Camilla Domenella, Letizia Falaschi, , Gianluca Andreuccetti, Mario Barricella, Carlo A. Borghi, Federica Santangelo, Ramon Parral, David Benucci, Serena Catella, Simone Palucci, Luigi Lollini, Francesco Dattilo, Paola Re, Ambra Pirri


Lavoratori e lavoratrici che, insieme, scelgono di sostenere economicamente il loro giornale per salvare 35 posti di lavoro. E’ questo il cuore della proposta che giornalisti e poligrafici di Liberazione, con il sostegno dei rispettivi sindacati (Fnsi e Slc Cgil), hanno elaborato, sottoscritto e messo sul tavolo del loro editore in vista dell’incontro convocato per domani alla Regione Lazio. Una soluzione alternativa alla cassa integrazione che – conti alla mano – consentirebbe alla Mrc spa (il cui socio unico è il Partito della Rifondazione Comunista) di far fronte in modo meno traumatico alla grave crisi economica in cui è precipitato il giornale a causa del taglio del fondo per l’editoria operato dal governo Berlusconi e non corretto dal governo Monti. Ciò, in attesa che le nuove regole e i nuovi finanziamenti vengano definiti (il neosottosegretario Peluffo ha di recente confermato che ciò avverrà nel giro di poche settimane).
I contenuti di tale proposta, figlia della cultura del mutualismo, sono stati illustrati oggi a Roma dai lavoratori di Liberazione, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta presso la sede dell’Associazione Stampa Romana. I primi consensi sono giunti da esponenti del mondo della cultura, del sindacato e del giornalismo che hanno accettato il ruolo di “padrini” e “madrine”, come il giornalista-sceneggiatore Andrea Purgatori, don Andrea Gallo (Comunità San Benedetto al Porto, Genova), l’economista del lavoro Cristina Tajani, la giornalista Adele Cambria, il segretario di Stampa Romana Paolo Butturini e Walter De Cesaris, del comitato politico nazionale del Prc, lo storico Sandro Portelli, la sociologa Anna Simone, Giulio Marcon di Sbilanciamoci, i lavoratori della Nuova Bulleri di Pisa, GIan Mario Gillio, direttore di Confronti.
L’editore di Liberazione, la società Mrc, ha fatto sapere di avere soldi sufficienti a pagare soltanto il direttore, la vicedirettrice e al massimo due giornalisti e due poligrafici a stipendio intero. La redazione lancia questa idea “pazza”: applicare a tutti, giornalisti e poligrafici, il contratto di solidarietà al 60%; al tempo stesso i lavoratori si impegnano a fare una donazione mensile al Prc pari alla metà del costo lordo del lavoro. L’editore verrebbe così a spendere per 35 persone quanto ha deciso di spendere per 6. Per non penalizzare i colleghi con gli stipendi più bassi, sarà creato un fondo di perequazione in cui chi prende di più “dà” e chi prende di meno “riceve”, in modo da livellare tutti gli stipendi alla stessa cifra (1400 euro medi mensili).
E’ un’idea concepita come un investimento per mantenere in vita il giornale e come gesto di solidarietà concreta tra colleghi. Un gesto di autodifesa e di responsabilità verso i lettori che l’editore comunista non può respingere. Per questo ci aspettiamo un sì oggi stesso.
GLI INTERVENTI DI SOLIDARIETA’ LETTI IN CONFERENZA

Il messaggio di Sandro Portelli, storico e americanista tra i fondatori del Manifesto

Sono convinto che sia giusto e necessario sostenere la lotta e la proposta dei lavoratori di Liberazione, per molte ragioni. In primo luogo perché la chiusura di un giornale è una ferita a tutta la democrazia e specialmente alla sinistra. Ma soprattutto perché la proposta dei lavoratori è una risposta creativa e solidale al senso comune che ci viene imposto, fatto di conflitti fra lavoratori, fra generazioni, fra occupati e precari e disoccupati. E’ un gesto di intellligenza e di generosità che non può non essere ascoltato e sostenuto.
Alessandro Portelli
IL MESSAGGIO DI GIULIO MARCON portavoce di SBILANCIAMOCI

Carissimi,
OGGI sono a Mantova per un’iniziativa con la FIOM e non potrò essere presente alla vostra iniziativa.

Voglio però darvi tutta la mia solidarietà per la delicata situazione che state vivendo ed esprimervi il mio sostegno.

Soprattutto se la vostra iniziativa, con il sostegno della FNSI e della CGIL, è il frutto unitario di tutti i lavoratori ed è ispirata

a principi di mutualismo e di spirito solidale merita di ricevere tutta l’attenzione possibile e l’appoggio necessario.

Vi assicuro il mio impegno -per quello che può contribuire- affinchè possano essere salvaguardati tutti i posti di lavoro, anche attraverso la vostra proposta che deve essere discussa e presa in considerazione come una concreta soluzione possibile. Ogni soluzione deve esser concertata con voi e non imposta.
Un abbraccio, Giulio Marcon

IL MESSAGGIO della sociologa ANNA SIMONE
Care e cari compagne/i di Liberazione. Mi dispiace molto non poter essere fisicamente tra voi, ma vi invio qualche rigo di sostegno alla vostra recente proposta, coraggiosa, cooperativa, solidale. Penso fermamente che questo giornale non debba chiudere. L’uscita di scena di Berlusconi, l’avvento della tecnocrazia, la crisi, il debito e le privatizzazioni costituiscono, infatti, il terreno di base attraverso cui far ripartire una politica dal basso, una nuova idea di democrazia. Per questo il partito della Rifondazione Comunista non può farsi promotore, nonostante le gravi difficoltà economiche, della chiusura di un giornale. Non si può pensare una sinistra forte nel paese senza una voce, senza uno spazio attraverso cui dare voce alle lotte, senza la possibilità di veicolare nuove idee, nuove culture in grado di leggere e di reagire al presente. Ho scritto sulle pagine culturali di questo giornale per alcuni anni e credo che la testata, in sè, continui ad avere un potenziale alto qualora provi soprattutto ad aiutare il suo editore a trovare la via e non viceversa. Inoltre Liberazione, molto più di altri giornali di sinistra, è stata sempre una voce importante per i femminismi contemporanei, al plurale. Per queste e per molte altre ragioni, anche affettive, ritengo che la lotta dei lavoratori di Liberazione sia da sostenere e che assumersi una responsabilità così grande, come quella della chiusura del giornale -sia da parte del governo che taglia i fondi per l’editoria, sia da parte del partito editore- sia profondamente sbagliata. Spero fermamente che il partito editore accetti questa vostra ultima proposta. La cultura, oggi più che mai, è da difendere perchè bene comune, un bene primario, come l’acqua.

Anna Simone, sociologa.
IL MESSAGGIO degli operai della NUOVA BULLERI di Pisache hanno costituito una cooperativa per salvare la loro azienda.

MESSAGGIO:

Mi spiace di non poter essere presente alla conferenza stampa, posso dirvi che siamo solidali con tutti i lavoratori in difficoltà, che in questo periodo sono purtroppo molti.
Quello che mi sento di consigliarvi e di tenere duro e di cercare di andare avanti come giornale, cercando di salvaguardare il posto di lavoro. Quindi se esiste una soluzione alternativa alla cassa integrazione, il vostro editore ha il dovere di prenderla in considerazione.
Nella nostra esperienza abbiamo dovuto tagliare molti posti di lavoro, eravamo 50 e siamo ripartiti formando una cooperativa in 10 con pochi soldi e tante idee, per il momento è stato possibile rintegrarne soltanto due, ma speriamo di poter ampliare questo numero con l’aiuto del mercato.
Con l’augurio di un futuro migliore vi porgo il nostro sincero ” in bocca al lupo”, sentiti saluti

Pierantonio Deri – Nuova Bulleri Brevetti

IL MESSAGGIO di PIETRO RAITANO direttore di ALTRECONOMIA

Esprimo la mia solidarietà a tutti i lavoratori di Liberazione, in questi momenti di passaggio così difficili e incerti.
A guidarli è il desiderio di continuare a fare buona informazione, e al tempo stesso affermare che solo un lavoro dignitoso è alla base della reale indipendenza. Quest’ultima è un valore per tutti, ed è un presidio di democrazia del qual non possiamo fare a meno. Se un giornale chiude, se una voce si spegne, tutti ne siamo impoveriti.

Pietro Raitano, direttore di Altreconomia

IL MESSAGGIO di WALTER DE CESARIS, Comitato Politico Nazionale RIFONDAZIONE COMUNISTA

La proposta mi sembra responsabile, forte e intelligente.

Rispetto a chi (l’editore) pone la questione dei costi come il moloch cui il resto rimane secondario (il prodotto e il lavoro), la proposta che fate riesce a combinare le tre questioni (costi, giornale, occupazione) sullo stesso piano e, in prospettiva, ha la forza di garantire certezza rispetto ai fondi per l’editoria (per la qualità del prodotto che rimane e per l’occupazione che viene salvaguardata).

Con questa proposta, mi sembra difficile continuare a descrivervi come quelli che difendono i loro interessi particolari (come se il lavoro lo fosse) rispetto a chi sta a salvare la baracca. Vi mettete in gioco direttamente con una proposta che difende il lavoro e mette il giornale nelle condizioni di presentarsi con le carte in regola all’appuntamento dei criteri per il fondo dell’editoria (rispetto a cui dobbiamo tutti assieme continuare la battaglia).

Mi senbrerebbe proprio strano che si continuasse sulla strada intrapresa, come se nulla fosse.

Penso che andrebbe fatta conoscere bene ai compagni e alle compagne del partito anche per sgomberare il campo da incomprensioni e pregiudizi. Sono disponibile a sostenere la proposta. Grazie per avermi mandato la proposta. Assieme alle compagne e ai compagni, promotori dell’appello che conoscete, continueremo a sostenere la vostra lotta, anzi la nostra lotta, perché Liberazione è prima di tutto un bene comune.

Saluti, Walter De Cesaris.
L’INTERVENTO DI ADELE CAMBRIA, decana del giornalismo italiano

Sarò sicuramente una decana del giornalismo, ma dal punto di vista dell’assennatezza sono un’incosciente. Lo dice la mia storia. Dopo essere stata assunta a il Giorno di Gaetano Baldacci nel 1958, senza alcuna raccomandazione, mi dimisi per solidarietà con lui quando lo licenziarono e guadagnavo, allora, 180mila lire. Poi mi sono ritrovata a Lotta Continua, ovviamente gratis, e in più processata per il delitto Calabresi. Quinidi, a Effe, esperienza entusiasmante anche questa, e anche questa gratuita. Poi aderii alla cosa più dissennata della mia carriera, ovvero all’esperienza di Quotidiano Donna – che non aveva mai pagato, non si pagava allora per scrivere – quando decise di uscire come quotidiano. Durammo dodici giorni.
Considerando che mediamente voi siete molto più giovani di me vi dico “state attenti”, come dissi alle compagne dell’Udi quando si vollero sciogliere, autonomizzare, e divennero povere come il movimento femminista. State attenti…
La specificità, secondo me, è che bisogna scrivere dei giornali di sinistra attraenti. Non si può fare il bollettino di un partitino, che poi ce ne sono altri tre simili. Io personalmente non sarei capace di scrivere un bollettino di partito, mi caccerebbero subito. Quindi, oltre alla vostra generosa offerta, bisognerebbe anche pensare a come strutturare un giornale, sia pure online, che abbia delle attrattive. Su entrambi i fronti, vi faccio tanti auguri.
L’INTERVENTO DI PAOLO BUTTURINI, SEGRETARIO dell’ASSOCIAZIONE STAMPA ROMANA

Credo che dalla vicenda di Liberazione il nostro sindacato abbia molto più da imparare che da insegnare, abbia più da capitalizzare che da spendere.
Di questa ultima storia di Liberazione mi colpiscono soprattutto tre cose. Questo percorso è iniziato con l’opposizione a un progetto scellerato che non ha alcun senso di esistere né dal punto di vista politico né dal punto di vista editoriale. Un’opposizione che ha tenuto alta la riflessione su elementi quali la ricostruzione di un collettivo redazionale, la costruzione di un percorso comune tra figure professionali come quelle dei giornalisti e dei poligrafici, l’idea della produzione di un media, qualsiasi esso sia, che non può prescindere dall’apporto di tutte le professionalità che lo compongono e dal dialogo stretto tra di esse. Insomma, la capacità di produrre senso e cultura, informazione e dialogo, appartenenza e anche opposizione, quando è il caso.
Riprendendo la riflessione di Adele Cambria, io vorrei invitarvi a trasformare questa sede dell’Associazione Stampa Romana (che è la casa di tutti voi, di tutti i giornalisti romani e laziali) nel luogo in cui iniziare una riflessione e un percorso. Partendo dalla constatazione che nascondersi la condizione “moribonda” dei giornali di partito sarebbe nascondersi dietro un dito. Questo non vuol dire che quel tipo di informazione non sia necessaria, ma certo devono essere cercate modalità per ripensarla, rifondarla, darle un senso diverso. L’esperienza di Liberazione in questo senso è preziosissima. Sarebbe un peccato che il suo patrimonio di riflessioni, di lotta e di creatività vadano dispersi, a prescindere dalle risposte che darà la Mrc. Vi invito quindi a fare qui, in questa sede, un percorso insieme, immaginando noi un progetto editoriale diverso, che tragga la sua forza da un’originaria idea di costruzione collettiva di un’iniziativa, ripensata anche alla luce delle evoluzioni tecnologiche.  Ci sono molte note stonate, in queste ultime vicende di Liberazione. Quella che più mi ha colpito riguarda il direttore e il vicedirettore del giornale. Ho sempre pensato che ci sia bisogno di figure come quella di un direttore che sappia interpretare il proprio ruolo nella veste autentica di “primus inter pares”. Qui invece siamo di fronte a due persone che si sottraggono a questa responsabilità. Io invito entrambi a tornare a fare quello che dovrebbero fare, cioè dei “primus inter pares”, e quindi mettersi a disposizione della redazione, anche nel senso della solidarietà. Li invito ad accogliere la proposta del cdr e magari ad arricchirla entrando anche loro in solidarietà.


Vi direte che cosa c’è da festeggiare? Appunto, proprio per questo, abbiamo festeggiato.

LAVORO, DIRITTI, INFORMAZIONE

#OCCUPY LBERAZIONE HA COMPIUTO UN MESE

In redazione, sabato, realtà del movimento, del femminismo, della cultura hanno festeggiato con noi!

Grazie a tutti i partecipanti!

Dalla scuola alle fabbriche, dagli uffici giudiziari a quelli comunali, dalle telecomunicazioni e fino ai trasporti. Oggi a Roma i lavoratori e le lavoratrici sono scesi in piazza contro il governo Monti. In migliaia hanno attraversato la capitale per gridare contro la politica economica di questo governo. Lo sciopero generale di 24 ore è stato proclamato da diverse sigle sindacali: Usb, Orsa, Slai-Cobas, Cib-Unicobas, Snater, SiCobas e Usi. Tra i motivi della protesta anche l’aumento dell’Iva, dell’Irpef locale, dei ticket sanitari, delle accise sulla benzina e l’adozione dell’Ici sulla prima casa. L’accusa principale delle categorie rivolta al governo Monti è quella di “aver fatto proprie le precedenti manovre dell’esecutivo Berlusconi che prevedono misure su licenziamenti, privatizzazioni e peggioramento delle condizioni di lavoro”. Contro il Governo Monti anche l’assemblea dei lavoratori e delle lavoratrici di #occupyLiberazione per protestare contro i tagli all’editoria. E per chiedere l’immediato ripristino dei fondi.

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#occupyLiberazione ad Altro che casta

#occupyLiberazione ad Altro che casta

#occupyLiberazione, l’assemblea permanente dei lavoratori e lavoratrici di Liberazione, ha partecipato questo pomeriggio al sit in promosso dai giornalisti/e precari di fronte Montecitorio. “Altro che casta” è stato lo slogan del falsh-mob che ha visto la partecipazione di Giovanni Tizian, protagonista dell’evento. Tizian è un giornalista precario, pagato soli 4 euro a pezzo, ed ora per i suoi pezzi messo addirittura “sotto scorta”. In suo nome e nel nome dei tanti “Giovanni Tizian”, nonostante rischino la propria vita, si è svolta questa mobilitazione. La richiesta netta è quella di far sì che si approvi presto la legge sull’equo compenso che giace alle Camere affinché vi sia – si dice in piazza – una giusta remunerazione anche per i giornalisti precari. Tanti i freelance in piazza, in nome di Tizian. E tanti i protagonisti del mondo del sindacato – tra questi Roberto Natale (Fnsi), i rappresentanti di Stampa Romana, della Slc-Cgil – che hanno ribadito la loro solidarietà ai precari del mondo del giornalismo. “I precari- sottolinea Carla Cotti del Cdr di Liberazione – lottano per i loro diritti. E questa lotta non può che essere la nostra lotta”. I giornalisti e i poligrafici di Liberazione hanno sfilato al sit in come fantasmi, incappucciati, contro il “silenzio” a cui sono costretti dall’editore che. ad un mese dall’occupazione, ha deciso di chiudere il sito, di sospendere le pubblicazioni anche del quotidiano in Pdf danneggiando gravemente la vertenza in corso.

I VIDEO

Giovanni Tizian al sit in a Montecitorio

#occupyLiberazione al sit in a Montecitorio

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La redazione di City occupa il Web

Pubblicato: gennaio 26, 2012 in Uncategorized

L’iniziativa è stata decisa dalla redazione dopo l’annuncio della sospensione delle pubblicazioni del quotidiano free press di Rcs Mediagroup entro la fine di febbraio.

Da oggi quindi sia sul sito del giornale che su Facebook sono disponibili gli aggiornamenti sullo stato della protesta.

Chi vuol dire “no alla chiusura di City” può scrivere all’indirizzo city@rcs.it o mandare un sms al 342411173: i messaggini saranno pubblicati sul giornale.

La redazione ha anche deciso di sospendere i turni di ribattuta e si scusa con i lettori che non potranno avere a disposizione sul giornale del giorno dopo le notizie di tarda serata, come i risultati delle partite di calcio.
Il cdr ringrazia tutti i colleghi e i lettori per la tangibile dimostrazione di solidarietà dimostrata nei confronti di chi lavora a City.

“Sono ottimista, le riforme non si fanno nei cimiteri e anche quella del fondo dell’editoria non potrà fare eccezione”. Il senatore del Pd Vincenzo Vita, dopo un periodo funereo, per la prima volta parla di un futuro reale per la piccola editoria italiana “In aula al Senato ripresenteremo il nostro emendamento per integrare per almeno 80 milioni di euro la dotazione per il 2011 e per il futuro regole precise ma anche l’istituzionalizzazione di questa erogazione di cui non ci si deve affatto vergognare: anche Sarkozy in Francia proprio quest’anno ha deciso di stanziare 200 milioni di euro per salvaguardare i giornali in crisi e quelli delle minoranze politiche”.
Senatore Vita non teme di incorrere negli strali dell’antipolitica? No, io penso che i giornali che percepiscono questi fondi e ne abbiano diritto non abbiano nessun motivo di vergognarsi né i politici debbano trovarsi in imbarazzo a difendere il pluralismo dell’informazione.
Altra cosa sono le truffe passate, presenti e future, ma non si può mica buttare il bambino con l’acqua sporca. Eppure anche oggi “Il Corriere della sera”, recensendo un libro di Elio Veltri, ha proposto un approccio scandalistico a questi finanziamenti.. Il problema è la mancanza di regole certe.
Ogni anno ci sono tagli, appelli, elemosine. Così non si può andare avanti. Chi ha diritto percepisca in base a regole certe, ad esempio i lavoratori occupati, la proporzione tra copie stampate e diffuse, con le opportune differenziazioni e altri ancora. Gli altri vengano esclusi. Ma chi ha diritto deve avere certezze, se lei andasse in banca a chiedere un mutuo e ogni sei mesi lo stipendio cambiasse il mutuo le verrebbe tolto.
Cosa non ha funzionato della legge che nel 1990 venne varata per difendereil pluralismo dell’informazione dal duopolio Rai-Mediaset? Negli anni, senza regole precise molte altre pubblicazioni, e molti imprenditori, alcuni dei quali, si sarebbe poi scoperto, un po’ truffaldini, si sono attaccati a quel carrozzone.
Ed ecco come si è arrivati all’attuale situazione caotica. Ora bisogna mettere un punto fermo. Tenendo presente però che il pluralismo è un valore costituzionale e l’articolo 21 della Costituzione va difeso sempre e non a intermittenza. Un noto blogger del “Il Fatto quotidiano”, Vincenzo Iurrillo, ha preso una posizione contro corrente difendendo questi finanziamenti, argomentando che in realtà in Italia un libero mercato dei giornali e dell’informazione non esiste.
.. 
La richiesta di varare i criteri di erogazione ancorandoli alle due categorie rigorose del numero degli occupati contrattualizzati e il rapporto percentuale tra tiratura, diffusione e vendita mi sembra la soluzione giusta. Ho letto anche io quell’articolo di Iurrillo dello scorso 17 dicembre e convengo con il paragone con il calcio scommesse: non è che si può abolire il campionato di calcio, magari si puniscono le squadre e i giocatori.
Cosa potrebbe cambiare ancora in una vera riforma del settore? Si dovrebbe aggredire anche il tabù della raccolta pubblicitaria. In un clima di liberalizzazioni e di guerra alle lobbies che immobilizzano il paese, io penso che il governo Monti potrebbe benissimo non guardare più in faccia nemmeno a quella pubblicitaria.
Quindi bisognerebbe fare un vero e proprio anti trust sulla pubblicità, con una norma di riequilibrio che possa dare risorse in più alla carta stampata. Altrimenti come potremo uscire più da questa sorta di incubo per cui ogni sei mesi nostre delegazioni politiche miste composte da politici come il sottoscritto, Giulietti, Gentiloni e pochi altri ancora, insieme a alcuni direttori dei giornali interessati, sono obbligati recarsi in pellegrinaggio elemosinante a palazzo Chigi per chiedere “per cortesia non sopprimete il fondo per l’editoria”.
Per non parlare dei rapporti con le banche? Ma certo questo fondo deve diventare stabile, molto più rigoroso, con criteri di assegnazione certi e trasparenti, se un singolo chiedesse un mutuo e ogni sei mesi il suo stipendio venisse tagliato la banca a un certo punto chiederebbe il rientro immediato e anche questo è un problema.
E dico di più: una volta portati questi aggiustamenti per cortesia non si parli più in maniera così demagogica di “soppressione del fondo per l’editoria”. Mi sembra un po’ la stessa cosa che è successa con il Fondo unico per lo spettacolo: a causa di alcuni scandali qualche ministro ha pensato bene di farsi bello e di tagliare in maniera selvaggia il Fus, magari anche per dare un segnale, una strizzata d’occhio, alle piazze dell’antipolitica.
Torniamo, dalla filosofia e dalla storia, alla cronaca di questi giorni. I soldi per il 2011, quegli 80 o 100 milioni di euro che mancano a garantire la stessa erogazione che per il 2010, dove si pensa di prenderli? Nell’emendamento che ripresenteremo in aula al Senato, allorché il “milleproroghe” riprenderà il proprio corso, abbiamo individuato una serie di rivoli di spesa che possono essere razionalizzati e da cui si fa presto a fare spuntare cento milioni di euro per la tutela del pluralismo editoriale e dell’occupazione.
Se non fosse possibile abbiamo già chiesto al sottosegretario Paolo Peluffo, che è la persona giusta al posto giusto in questo momento, di attivarsi per un decreto della presidenza del consiglio dei ministri affinché sia sbloccato l’ex fondo Letta, adesso Monti, che contiene anche una voce per il sostegno all’editoria grazie a un emendamento bipartisan che passò nell’ultima finanziaria di Tremonti nello scorso agosto.
Inoltre c’è la vexata quaestio dell’Iva dei giocattoli e delle cianfrusaglie di ogni tipo, gadget et similaria, venduti in edicola: perché deve essere agevolata come quella dei prodotti editoriali?

da “L’Opinione”

occupyLiberazione giovedì a Montecitorio con i giornalisti/e precari

Giovanni Tizian

Giovedì 26 gennaio, dalle 14 in poi, l’assemblea permanente di #occupyLiberazione parteciperà al sit in di solidarietà per il collega Giovanni Tizian, giornalista precario sotto scorta per le inchieste sulle mafie al Nord, ma anche per “rompere” la solitudine di lavoratori “invisibili” e senza tutele, per chiuedere l’immediata approvazione della proposta di legge sull’equo compenso per il lavoro giornalistico autonomo e per sostenere una trattativa sul mercato del lavoro che cancelli il “precariato a vita” e la deregulation selvaggia di questi anni. L’iniziativa è promossa dal Comitato “Giornalisti senza tutele: altro che casta”, costituito per l’occasione dai giornalisti freelance, autonomi e parasubordinati di Stampa Romana e dal coordinamento precari “Errori di stampa” di Roma, ma è aperta all’adesione e partecipazione di tutti quanti, singoli ed organizzazioni, la condividano.  E’ una tappa della campagna “Io mi chiamo Giovanni Tizian” – promossa dall’associazione daSud – ed è in sintonia con la maratona “Altrochecasta” organizzata il 22 gennaio a #occupyLiberazione.  

Giovedì 12 gennaio, l’assemblea permanente delle lavoratrici e dei lavoratori di Liberazione in occupazione, ha avuto il piacere di vedere come graditissimi ospiti Antonio Rezza e Flavia Mastrella. Un incontro molto atteso. Prima la proiezione di
“Troppolit…ani” di Flavia Mastrella Antonio Rezza condotto e galoppato da Antonio Rezza;  dopo la proiezione de Il piantone di Antonio Rezza hanno catturato l’attenzione dei tantissimi partecipanti. A seguire un dibattito molto intenso con entrambi i nostri ospiti.

Di seguito pubblichiamo l’ultimo video dello spettacolo

IL VIDEO DELLO SPETTACOLO CON REZZA E MASTRELLA A #OCCUPYLIBERAZIONE

Domenica, giornaliste e giornalisti precari di decine di testate hanno partecipato alla lunga maratona di testimonianze che per un giorno li ha visti “protagonisti” nell’assemblea di #occupyLiberazione. Un modo come un altro per rivendicare diritti negati anche a chi, giornalisti e giornaliste, potrebbero essere confusi appunto con una “casta” privilegiata. Ma le storie raccontate in redazione hanno ben fatto comprendere come non sia affatto così. La lunga maratona ha fatto anche da trampolino di lancio della prossima iniziativa, promossa da associazione daSud, che si terrà giovedì 26 a Montecitorio (dalle 14 in poi). E a dimostrarlo è proprio la storia di Giovanni Tizian, collega, giornalista precario, sotto scorta, ora, per le inchieste contro la mafia al Nord pagate 4 euro al pezzo.  Proprio giovedì i riflettori saranno accesi su “Giovanni Tizian” ma anche, soprattutto, per “rompere” la solitudini di tanti lavoratori “invisibili” che tutto sono tranne che una casta.

IL VIDEO DELLA MARATONA ALTRO CHE CASTA A #OCCUPYLIBERAZIONE